Nei primi decenni del ‘900 Monte Compatri era una stazione turistica molto frequentata, sia per la salubrità dell’aria sia per la vita sociale che vi si svolgeva. C’era un “Circolo Turistico” piuttosto esclusivo e vi si entrava solo se presentati con “garanzie” dai più anziani iscritti. Annoverava tra i soci nomi dell’aristocrazia, di personalità della cultura e della politica nonché di vari artisti tra cui Ettore Petrolini e Trilussa. Quest’ultimo non gradiva che si facessero riferimenti alla sua arte poetica, ma quando era ospite in qualche cantina privata, dopo i rituali e ripetuti brindisi, si sedeva con le spalle contro una botte e, spontaneamente, declamava le sue poesie. Questo ed altri gustosi episodi mi furono raccontati dal signor Angelo Missori un mio anziano zio che, spesso e volentieri, ospitava nella sua cantina gli illustri amici del “Circolo”, quindi testimone e protagonista di memorabili serate. Erano gli anni in cui la villeggiatura estiva era un notevole indotto per Monte Compatri, poiché il paese aveva ancora un’economia agricola. I villeggianti, anche con servitù al seguito, soggiornavano a Monte Compatri per due o tre mesi, ospitati negli alberghi o nelle case. Alcuni dei monticiani che davano in affitto i loro appartamenti andavano a vivere nelle cantine. Il sacrificio era ripagato dal ricavato e inoltre durante l’estate stare in cantina è abbastanza piacevole! Non era raro che monticiani e villeggianti si sfidassero in giochi di società o che insieme formassero allegre comitive. Nel 1932 fu proprio un gruppo misto di monticiani e villeggianti a scrivere una canzoncina, come omaggio a Monte Compatri, parodiando “Pupo Biondo”. Il testo di quella canzone mi è stato ora fornito da un vero archivio vivente: la Signora Odilia Pitolli Mastrofrancesco (classe 1916) dotata, oltre che di un’ottima memoria, anche di una notevole giovanile vivacità. Ringrazio la signora Odilia e trasmetto questi ricordi al Photo Club Controluce sperando che il maestro Alessandro Borghi direttore del Coro “A. Moreschi” possa far rivivere questa vecchia canzone.
“Pupo biondo”, 1927 – Testo: Mario Fagiolo, musica: Fortunato Lay
Questa è la canzone:
Monte Compatri non è una gran città,
ma va a genio a tutte quante le persone.
Sarà l’aria, sarà er bosco, er fatto sta
che quassù se sta benone.
Semo allegri e ce ‘ngrassamo assai de ppiù
er programma e sempre quello o su per giù:
Ce bevemo ‘na fojetta
e magari puro tre,
ce piamo ‘na sbornietta
come ar tempo de Noè
e finché staremo ar monno
nun s’avemo d’arrabbià
noi bevemo er vino bionno
che ppiù allegri ce fa sta’.
Monte Compatri è simpatica, è un bijou,
c’ha ‘n difetto solamente: ch’è in salita,
ma pperò poi doppo quanno torni giù
c’è la scesa che t’envita;
de tinelli ce ne so’ ‘na quantità:
so’ er ritrovo de la nostra società.
Ce bevemo’ ‘na fojetta
e c c . e c c . . . . . . . . . . .
Mamma e pupo sempre aspetteno papà
che lassù pe’ Monte Compatri è tornato.
Ecco un omo che traballa: chi sarà?
È papà ch’è ‘ntropeato,
se fa avanti e casca sopra ar canapè,
sbuffa, ride e ppoi discorre tra de se:
Er bicchiere largo e fonno
se riempiva e annava giù,
era rosso oppure bionno?
nu me lo ricordo ppiù.
Se ce torno un’antra vorta
nun me movo da lassù,
solo er vino me conforta,
do ‘n sospiro e manno giù.